I palazzi che ancora appartengono o sono appartenuti alle varie Linee della Casa Paternò si trovano naturalmente in Sicilia. Ed infatti, i palazzi Biscari, San Giuliano, del Toscano, Manganelli, Carcaci, Spedalotto, e così via, sono tutti fra Catania e Palermo. A seguito di alcune vicende storiche, un importante palazzo Paternò è invece sorto a Caserta in prossimità della Reggia, sull’antica Via San Carlo. Nella seconda parte del 1700, Ludovico Paternò, Marchese di Casanova, della Linea dei Duchi di San Nicola, ecc. fu nominato Luogotenente di Gran Camerlengo del Regno di Napoli e Reggente del Supremo Consiglio Collaterale. Egli era Patrizio Catanese (Dispaccio del Senato di Catania, 6.2.1728) e ottenne anche il privileggio di potersi scegliere uno dei Nobili Sedili di Napoli a suo piacimento (Privilegio Id 9.2.1737).
Suo figlio, Lorenzo Maria, fu Presidente della Regia Camera e fu poi nominato dal Re Ministro della Suprema Giunta di Guerra. Egli aveva sposato (1742), doña Emanuela Ibanes de Mendoza dei Marchesi di Montescar, discendente della Casa Reale spagnola. Forse per questo particolare suo ruolo e posizione, forse per la presenza del Re a Caserta, fatto sta che Lorenzo fece edificare per sè e il figlio Vincenzo (che era stato a sua volta nominato Vice Presidente della Suprema Corte di Giustizia) un grande Palazzo a Caserta. E l'incarico fu dato nel 1765 al celebre architetto Gaetano Barba che lo terminò nel 1775. “Le ragioni di questa scelta” scrive il prof. Danila Jacazzi, “sono forse da ricercare nella volontà di Paternò, come di molti altri rappresentati dei più alti ranghi dello Stato e dell’aristocrazia, di seguire la Corte borbonica nella città reale, in concomitanza con la costruzione della Reggia di Caserta…”
“L’edificio", continua il Prof. Bassi, "è un incrocio fra l’organismo barocco a pianta centrale e un impianto longitudinale, tipico di una residenza urbana ... da alcune lettere del 1775 inviate dalla marchesa Paternò – Ibanez de Mendoza, madre di Vincenzo, al segretario di Stato... si deduce che nel giardino del palazzo... esisteva un casino, costruito per ospitare la Marchesa madre… Il cortile è unico… ed è concluso dall’esedra… Nell’apparato decorativo della scala ogni più piccolo particolare architettonico appare attentamente studiato: dall’invito... le cui linee compositive ripropongono il motivo del cerchio iscritto in un rettangolo, già utilizzato da Barba nella rampa esterna dello scalone di Padula, fino agli elementi ornamentali delle porte di accesso agli appartamenti, con mensole, volute e busti che attraverso una netta torsione del capo, sembrano guidare l’ascesa dell’osservatore…”
Al suo interno il palazzo si snoda in una lunga fuga di saloni totalmente affrescati che, nel loro insieme, rappresentano un raro esempio di edificio settecentesco. Nella seconda parte del XX secolo, il palazzo fu gradualmente restaurato fino all’ultimo e definitivo intervento realizzato dagli attuali proprietari della Casa Paternò.
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